Monday, July 30, 2007

obiettivi

Bisogna porsene, nella vita.
A breve, a medio a lungo termine. Bisogna poi darsi le giuste priorita`, nel farlo.

Ora come ora, penso che un mio obiettivo a breve termine, di primaria importanza, sia quello di imparare a cucinare bene gli sciatt.



Ingredienti
200 g di farina di grano saraceno - 100 g di farina bianca - 2 cucchiai di grappa - 250 g di formaggio Casera semigrasso - olio - aceto - sale - olio per friggere (q.b.) - cicoria - acqua minerale (q.b.) - 1/2 cucchiaino di bicarbonato di sodio (o di lievitante per gnocchi, o un bicchiere di birra)

Preparazione
Mescolare bene le farine con il sale e la grappa, aggiungendo acqua minerale fino ad ottenere un impasto morbido ma non troppo.
Tagliare il Casera a cubetti di circa 2 cm ed immergerli nella pastella.
Lasciar riposare il tutto per 2 ore.
Al momento di friggere si aggiunga all'impasto il bicarbonato (o lievito).
Quando l'olio in padella sarà bollente, raccogliere con un cucchiaio un cubetto di formaggio alla volta, adeguatamente ricoperto dell'impasto, lasciarlo cadere nell'olio bollente (aiutandosi con il dito indice), affinchè gli sciatt si colorino e poi scolarli.

Thursday, July 26, 2007

estate, tempo di letture...


Ogni tanto mi capita di leggere un libro, vedere un film, ascoltare una canzone.... e vedermi comparire davanti agli occhi nuovi punti di vista.

Di recente, mi e` successo con “Q”, di Luther Blisset.

Nei primi anni venti del XVI secolo, un giovane studente tedesco frequenta la allora sconosciuta universita` di Wittenberg. Le tesi di un monaco di nome Lutero lo convincono della necessita` di un rinnovamento nel cuore della cristianita`, l'incontro con Thomas Muntzer, uomo di una tensione ideale ancora piu` ancora piu` estrema rispetto a Lutero, lo infiamma. Da quel momento, la vita dello studente (di nessun nome e con tanti nomi), imbocca la direzione della rivolta degli umili contro i potenti, a partire dalle Guerre dei Contadini assieme a Muntzer, per diventare poi anabattista nella Rivolta di Munster al seguito di Jan Matthys e Jan Bockelson e cosi` via per i successivi 40 anni... tuttavia in ogni sua vicenda e` presente un'ombra che si firma Q., Qoelet, l'Ecclesiaste, suo antagonista e nemesi.

Il periodo storico in cui i quattro autori dietro la firma di Luther Blisset (ora collettivo Wu Ming), hanno deciso di ambientare il loro romanzo, e` un'epoca di per se' affascinante: il fermento, il cambiamento, la spinta al rinnovamento, sono una costante del libro, anche se vengono espressi in maniera differente lungo tutto il suo svolgimento: questo perche` gli occhi con cui guardiamo questi 40 anni di vita del movimento protestante, sono quelli del protagonista.

E qui e` il primo pregio di questo libro: ti racconta principalmente la storia di un uomo e del suo ideale; ma non si tratta di una figura piatta, statica, anzi: il presonaggio e` sfaccettato, diviso, in continua evoluzione (questa percezione e` probabilmente favorita anche dalla scrittura “a piu` mani” del libro... ogni autore ha uno stile leggermente diverso nello scrivere, cisacuno presentando il protagonista in maniera leggermente differente).
Anche il modo di vivere il suo essere protestante, cambia: negli anni giovani del protagonista, si percepisce tutto l'ardore e la radicalita` di una grande ed ingenua tensione ideale, il desiderio di abbattere il sistema e ribaltare lo status quo col fuoc e con la spada - ma a noi lettori, basta aprire il libro di storia del liceo per sapere gia` come queste giovanili speranze finiranno inevitabilmente in un fallimento... ad anche Luther Blisset non mette false speranze: il primo capitolo e` la descrizione della sconfitta di Frankenhausen da parte dei contadini...
crescendo, maturando, scontrandosi con la disillusione (di cui l'operato di Q risulta essere la causa principale), anche il modo di lottare matura, passa ad una fase che mi vine da chiamare “piu` adulta”: non l'ingenua pretesa di abbattere Golia con una sassata, ma di logorare il gigante poco alla volta, sfruttando le sue contraddizioni ed accontentandosi anche di vittore che sembrano piccole... anche perche` un po', con gli anni, le sconfitte pesano (“Ho cinquanta anni e sono stanco di fare il profeta anabattista”) e la paura di portare a fondo con se' anche le persone a cui vuole bene (“Chi si lega a me, muore”).
Non un eroe, ma un uomo come tanti, con in piu` un ideale. Bello.

Il tutto in una storia, che, in generale ha sia i tratti del romanzo d'azione (il protagonista, lo dicevamo, passa per tutta la vita da una battaglia all'altra), ma anche del giallo, del thriller, con la cospirazione sempre dietro l'angolo ed il romanzo epistolare – vari momenti della vita del nostro sono scanditi anche dalle missive tra Q ed il suo signore, Sua Eminenza Reverendissima Giovanni Pietro Carafa, di cui egli e` la “lunga mano”.
Nonstante la stesura a piu` mani, la storia procede sempre, con un buon ritmo anche se con uno stile non sempre uniforme – varia dalle descrizioni vivide e dettagliate, fortemente evocative, ad uno stile asciutto, dove ogni frase usa solo le parole indispensabili per quello che c'e` da dire.
Ma ci sta.
Un po' deluso dal finale, sicuramente non la parte migliore del libro.

Nel complesso, una lettura bella, ma non facile. Va affrontato.

Sarebbe poi interessante ragionare un po' sul LBP - Luther Blisset Project, ma qs e` forse argomento per un altro post....

Wednesday, July 25, 2007

From Russia with irony

Il mio capo ha detto che devo partecipare al mio primo, vero workshop.
A Dubna, in Russia, cittadina di ricerca "vicino" (ovvia ironia) a Mosca.

Ottenere il visto e` uno sbattimento.
Tanto che il mio capo ha detto che ci sono eminenti scienziati che, pur di non avere a che fare con tutta quella burocrazia, non ci vanno, ai convegni in Russia.

Tra le varie condizioni necessarie, c'e` la lettera di invito da parte dell'ente per il quale si intende compiere il viaggio, da allegare alla richiesta del visto (di lavoro).
Giorni fa, la segretaria del convegno, mi ha mandato lo scan in jpeg della lettera di invito "per controllarla".

Ditemi voi....

Tuesday, July 24, 2007


Ed ecco, per la sezione "Critica ritardataria", nientepopodimeno che un film di Pupi Avati del '77...

"Tutti defunti... tranne i morti"

Viene stampato un libro, che contiene la storia delle principali famiglie nobili romagnole e tra queste, la famiglia Zanetti che ha recentemente subito la dipartita del capofamiglia e si appresta acelebrarne le esequie. Essa e` tuttavia legata ad una sinistra profezia, vaticinante la morte di nove familiari come condizione necessaria per il ritrovamento di un ricco tesoro...

Nelle intenzioni, vorrebbe essere un thriller comico grottesco e ci riesce.
Piu` che altro involontariamente.
Fin dall'inizio, chi guarda il film viene spiazzato: spiazzato dalla sceneggiatura ingenua, dai protagonisti macchiette, dai dialoghi scombinati, sconclusionati (la stessa "profezia" sembra una filastrocca messa insieme da uno studentello liceale...), dalla cattiva recitazione (la scena tra l'investigatore ed il venditore di libri, in cui decidono di allestire un' "orgia intima" !!!!!), dalla produzione arrabattata (le musiche!!! spesso sembrano totalmente fuori luogo!! e la coerenza: sovente accade che una scena sia ambientata di notte, in interno, prosegua all'esterno...dove e` di colpo giorno!!!)...
Gli eventi si susseguono seguendo un filo logico che purtroppo c'e` (magari non ci fosse stato!!) ed e` traballante, puerile a volte al punto che non ci si capacita di come qualcuno abbia potuto leggere una tale sceneggiatura e ritenerla adatta ad essere prodotta...
tutto e` troppo sbagliato.
E proprio per questo, il gioco di prestigio accade.
Le brutture del film, sommate, fanno ridere. Il piu` delle volte si ride del film, non per il film, ma si ride. Le battute (o per lo meno, quelle previste come tali) suscitano ilarita` non per la loro efficacia comica, ma per la loro scontatezza e puerilita`( "si stava rovinando la vita con le sue mani.."); le gag fanno ridere, ma per il pensiero di come possa essere possibile che gente sana di mente decida di inserire una scena del genere in un film (la gag del volante!!!!) e cosi` via....

Complessivamente, si puo` dire che e` un film talmente fatto male, talmente brutto, da essere bello: nel senso che, nella sua assurdita`, riesce ad essere grottesco, sbagliato, fuori dalle righe. Per intero. Un freak. Alla fine, centra l'obiettivo, metafilmicamente.

Se fosse stato meno brutto, sarebbe stato solo un altro brutto film, mal girato e povero di idee.