Monday, November 02, 2009

Nel paese delle creature selvagge


Max e` un bambino solitario. Apparentemente senza amici, con una sorella piu` grande che gli dedica scarsa attenzione ed una madre divorziata che, tra la responsabilita` di mantenere la famiglia ed il desiderio comprensibile (da parte di un adulto) di rifarsi una vita con un altro uomo, riesce a dedicare poco tempo (anche se di qualita`) al figlio.
Una sera, esasperato dalla scarsa attenzione dedicatagli dalla madre, scappa di casa dopo un litigio culminato in un'esplosione di rabbia e frustrazione; correndo raggiunge un fiume, sale su una barca e comincia a veleggiare, raggiungendo infine una terra popolata da strane creature che lo nominano loro re, col compito di spazzare via la tristezza che li attanaglia.

La fantasia e l'immaginazione come chiave di lettura di se e del mondo. Ma la terra fantastica dove approda Max, solo, arrabbiato, impaurito, alla ricerca di un nido (sara` un caso che le case delle creature ricordino proprio dei nidi?), non puo` far altro che riflettere e amplificare questi aspetti tormentati del protagonista: le creature dall'aspetto pupazzoso nascondono zanne ed artigli affilati, son pronte a divorare il neo-eletto re (scettro e corona son recuperati da un cumulo di ossa umane), passano rapidamente dall'euforia sguaiata alla rabbia violenta ... ognuno dei compagni d'avventura di Max e` un pezzettino di lui e del suo gioco solitario.
Su tutto il film grava dunque la tristezza, il tormento di un qualche nodo irrisolto (il diventare grandi? la paura dell'abbandono?), che non si riesce, si ha paura di affrontare. Il gioco con le crature non ha il sapore liberatorio di una ricerca, ma quello opprimente di una fuga, almeno fin quando tutto collassa ed il cambiamento, la crescita diventa inevitabile.
L'unica pecca del film consiste forse nel permanere per troppo tempo in questo stato limbico, di problematicita` irrisolta, senza aggiungere (o senza riuscire ad aggiungere, a mio parere) altri elementi significativi al quadro della storia, riuscendo a tratti un po' noioso, nonostante il potente e suggestivo immaginario visivo che caratterizza tutta la pellicola.